Review from Grind on the Road
Posted by Nick Skog on Thursday, September 12, 2019 Under: Italian
From: Grind on the Road
Published: September 11, 2019
È quasi una questione di sesto senso, quella attraverso la quale percepiamo da lontano la bontà di un lavoro, ancora prima di ascoltarlo. Un’esperienza paragonabile a quella che si vive con un piatto preparato, cucinato, composto e presentato da un grande e celebre chef. Un’opera culinaria messa in piedi con classe, passione, zelo, diligenza, talento e così via. Prendiamo ora i nostri Sertraline (sertralina in italiano): celebri non lo sono ancora, questi Setraline, ma grandi lo possono diventare davvero. A confermarcelo ci pensano i venti minuti contenuti in questo secondo EP, From Both Our Hands: post black di una bellezza travolgente.
Si accennava al “sesto senso” poco sopra; ad una dose di pura e semplice intuizione. Può, forse, passare inosservato un lavoro pubblicato dalla Hypnotic Dirge Records? Ovvero, la stessa etichetta che lo scorso anno si è occupata del licenziamento di Iris (Altars of Grief) e quest’anno del tricolore Vastness (Il Vuoto)? Oppure: può non invogliare all’ascolto un lavoro con l’Ofelia di John Waterhouse in copertina? Ricordiamo, en passant, che quest’anno ritroviamo un altro dipinto dello stesso pittore: “La signora di Shallot” nell’artwork di Heaven That Dwells Within degli svedesi Wormwitch. From Both Our Hands li soddisfa tutti, questi presupposti. Questo EP è lo sforzo di una band nata nel 2015 dalle ceneri degli Where She Wept (cinque sesti degli attuali membri, eccetto il batterista, a titolo informativo), è l’ispirazione colta e trasformata al volo, è un piccolo diamante che non presenta un minimo calo qualitativo, è un balsamo per l’animo di coloro che sono alla ricerca di lavori sofferti e raffinati allo stesso tempo. Difficile evidenziare i momenti migliori presenti in queste tre tracce, accomunate, piuttosto, da un costante gioco di contrasti: si possono notare, come in “Hounds in Avarice”, melanconiche linee doom/blackgaze, commoventi, con rimandi ai Katatonia, sostenute da un drumming tribale, che cedono il posto alla furia del black più incontaminato sporcato dallo scream sfumato da un growl profondo di Tom Muehlbauer. Velocità e violenza vengono innalzate maggiormente nella successiva “The Knowledge of Trees” – candidata alla “Palma d’oro” di miglior brano del lotto, secondo chi scrive – in cui le poche scorie doom sentite prima confluiscono in un vortice post black che vede il suo picco più alto a metà brano, in cui, con il cambio tempo della sezione ritmica, nel passaggio da up a mid tempo, emerge quanto di buono ci possa essere nell’estetica decadente di questa band. E per concludere, dopo due brani che splendono di luce propria, arriva il terzo brano: “Entwined”. Voci pulite sulla falsariga dei Saturnus si intersecano con l’odio sputato dal vocalist, interi frammenti di desolazione blackgaze disegnano spazi ariosi, e nella seconda metà ci ritroviamo con in mano un brano che non ti aspetti, totalmente stravolto e destrutturato, che vede protagonisti di questo capovolgimento Jason Roman e il suo basso in un bridge di basso psych che colpisce e rapisce.
Potrà sembrare una valutazione avida, quella che si legge in calce, ma trattandosi di un EP, siamo convinti che il primo lungo non deluderà affatto le attese…e a lui saremo ben lieti di riservare numeri più “importanti”. Nel frattempo, incrociamo le dita affinché l’incantesimo non si spezzi cammin facendo e facciamo girare questo From Both Our Hands, gioiellino splendente, spirale sospesa nel dramma di due dei generi più profondi.
Rating: 7/10
Reviewed by: Giacomo Favaro
In : Italian
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